Come aiutare i bambini a esprimere le emozioni.

Mostrarci per quello che siamo non è sempre così semplice, il continuo giudizio degli altri pesa enormemente sulla nostra quotidianità ciò ci porta ad assumere il temperamento forte e sicuro di qualcun altro piuttosto che scendere in figuracce o fare vedere la parte debole di noi stessi.

Camuffare le proprie emozioni non è una caratteristica solo degli adulti, i bambini usano spesso una sorta di maschera protettrice quando si trovano nel gruppo dei pari o vogliono nascondere una bugia ai genitori.

 

 

L’importanza di esprimere le emozioni

In una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Emotion messa in atto dalla Washington State University e dalle Università della California di Berkley e San Francisco viene affermato che non è salutare soffocare emozioni di per sé negative come rabbia, paura, tristezza sotto una forma apparente di serenità. Gli studiosi, inoltre, hanno constatato che vivere con genitori liberi di esprimere i propri stati d’animo porti i bambini ad aprirsi maggiormente con le figure genitoriali e a essere più spontanei senza paura di essere giudicati.

Ed è il giudizio dei pari e degli adulti che spesso fa scaturire in alcuni bambini un senso di protezione attraverso una sorta di corazza o maschera che li renda più sicuri e disinvolti.

Ciò potrebbe compromettere il loro naturale sviluppo di personalità, il non essere spontaneo nei gesti, nelle parole così come negli atteggiamenti e nel modo di vestire crea un “falso me” che non mi appartiene e rispecchia il mio essere.

 

 

 

Il passaggio all’adolescenza

Con la preadolescenza e l’adolescenza poi il senso di appartenenza al gruppo è fortissimo, le ragazze si imitano per estetica, mentre i ragazzi per forza e carattere.

Il non essere a quel determinato livello comporta isolamento oltre ad una bassa autostima e fiducia nelle proprie capacità.

 

 

 

Come prevenire?

La prevenzione è il primo passo da compiere per evitare che si verifichino episodi spiacevoli nella vita dei vostri figli.

  • Sviluppare l’intelligenza emotiva: avere figli felici è il sogno di tutti i genitori, ma umanamente parlando è pressochè impossibile, sicuramente si può aiutare il bambino a creare un’armonia all’interno della famiglia. Vivere nella libertà emotiva è alla base di un equilibrio raggiungibile da ogni componente familiare. I genitori che insegnano al proprio figlio a non avere paura del giudizio degli altri, ma ad esprimere con serenità i suoi pensieri, le sue emozioni e il suo modo di essere nel rispetto di chi sta loro intorno crea nel bambino quella fiducia necessaria per aprirsi al mondo senza paura di essere giudicato.

  • Condividere le emozioni: la condivisione è un elemento fondamentale della relazione educativa, rendere partecipe l’altro delle mie esperienze sia positive che negative. Spesso ai bambini di ritorno da scuola viene chiesto cosa è stato fatto durante le lezioni, se sono stati interrogati o hanno svolto qualche compito in classe, tralasciando tutti quegli aspetti che interessano la sfera emotivo-relazionale. Poche volte, infatti, viene chiesto “sei stato bene a scuola oggi?” oppure “ti sei divertito?”, come se venissero messe da parte le loro emozioni per dare maggiore importanza all’aspetto didattico. Ogni bambino in qualsiasi ordine e grado di scuola si trovi e in qualsiasi classe vive quotidianamente delle esperienze piacevoli e spiacevoli, possono essere la fine di un’amicizia, un litigio, la riappacificazione con un compagno alle quali i genitori danno poco peso. Soffermarsi, invece, sul loro vissuto come persone e poi come studenti è fondamentale per condividere con i propri figli la vera quotidianità senza escludere nessun tipo di aspetto.

  • Fiducia in se stessi: il lavoro del pedagogista clinico inizia con il riconoscere le cosiddette PAD, ovvero Possibilità, Abilità, Disponibilità del soggetto e quindi con tutto ciò che di buono è presente in lui per poter risolvere poi eventuali disagi. Spesso si tende a nascondere le nostre qualità per paura di mostrarle agli altri per vergogna, timore o forte desiderio di accettazione del gruppo di pari.Parlare con i bambini ci porta a ragionare su cosa sia davvero necessario per infondere in loro quella fiducia di cui hanno bisogno. Le risposte a volte vengono su da sole, ciò che preme maggiormente ai bambini e agli adolescenti è il bisogno di essere ascoltati prima di tutto da noi adulti e in primis dai genitori, poi dagli insegnanti e via discorrendo. Il gruppo di pari a volte è solo l’ultima spiaggia dove rifugiarsi e trovare accoglimento, ma se poi l’accettazione viene meno e la base familiare è fragile automaticamente si genera un meccanismo di travestimento di personalità tale da garantire la sopravvivenza.

 

 

 

Combattere la finzione e la paura del giudizio

La finzione è così ben nascosta dentro la società che la viviamo quotidianamente senza quasi rendercene conto, è presente in alcune professioni dove è richiesto mentire per ottenere consensi e approvazioni. Gli individui si comportano in un determinato modo perché le regole sociali dettano quel modo di essere e apparire. Non possiamo stupirci se un bambino nasconde la sua fragilità per piacere ad un padre che pretende forza e determinazione dal proprio figlio o una bambina che frequenta un corso di musica solo per accontentare la madre. Se limitiamo le passioni e i desideri dei bambini già in tenera età con le nostre manie di protagonismo e perfezionismo sicuramente cresceremo adulti abili in qualche sport o professione, ma nell’incoscienza di averli resi infelici.

Pertanto, quello che dobbiamo fare noi adulti è insegnare ai bambini ad esprimere le proprie emozioni e i propri dubbi senza paura di sbagliare o essere puniti; la rabbia, la paura così come la tristezza e la vergogna sono fondamentali per affrontare le esperienze quotidiane e ciò che conta è riuscire a comprenderle per poi utilizzarle nel migliore dei modi senza timore di sentirsi inadeguati o giudicati. Lo stesso vale anche per gli insegnanti che il più delle volte danno precedenza al programma ministeriale e dedicano poca cura al clima sereno da instaurare in classe.