Phubbing, cos’è la tendenza studiata dai ricercatori della Bicocca a Milano che spinge i genitori a snobbare i figli per lo smartphone.

 

Uno studio dei ricercatori dell’Università Bicocca di Milano dall’emblematico titolo “Mom, Dad, Look at me – The development of the Parental Phubbing Scale” ha aperto un nuovo scenario nello studio del rapporto tra bambini e tecnologia. Fino a ora ci eravamo solo chiesti se la la tecnologia fa male ai bimbi, con questo nuovo studio il punto di vista si capovolge e si amplia al massimo. E la risposta è sì, fa male anche se sono i genitori ad abusarne. Quel “phubbing” infatti sta per “phone” e “snubbing”, un’unione di due termini che, messi insieme, inquadrano una situazione che si presenta in diverse famiglie. Il punto non è più solo come proteggere i bambini che navigano su internet, ma piuttosto come l’influenza di genitori che li snobbano per trascorrere troppo tempo al telefono può impattare sul loro benessere psicofisico e su quello di tutta la famiglia.

 

Phubbing, definizione

Lo studio italiano è stato pubblicato sul Journal of Social and Personal Relationships e ha spiegato di cosa parliamo quando in famiglia ci sono vittime di “phubbing”. Il phubbing è un risvolto sociale del trascorrere troppo tempo davanti a uno schermo: le persone intorno vengono ignorate a favore di ciò che sta accadendo sullo smartphone. La ricerca accende i riflettori in particolar modo sulle conseguenze del phubbing in famiglia, dai genitori verso i propri figli.

Alcuni studi hanno già confermato che troppo tempo davanti allo schermo modifica il cervello dei bambini, ma quando si capovolge la prospettiva quali sono le conseguenze sui rapporti familiari? I ricercatori hanno spiegato che la poca letteratura esistente su questo fenomeno in realtà si applica a ogni genere di relazione, da quelle romantiche a quelle che si creano in contesti lavorativi. In pochi però hanno esplorato i retroscena del phubbing in famiglia e in particolare sui bambini e sui figli adolescenti di genitori troppo impegnati a guardare il cellulare per curarsi di loro.

Come hanno spiegato i ricercatori che hanno strutturato questa ricerca, il phubbing è una forma di ostracismo sociale, un modo per escludere alcune persone dalla nostra vita. Lo smartphone è uno strumento così radicato nelle nostre vite da risultarne un prolungamento quasi obbligato: per questo è importante svelare i retroscena su diversi livelli a partire dalle sensazioni di chi del phubbing è vittima diretta.

 

Gli effetti del phubbing

I ricercatori della Bicocca hanno intervistato circa 3 mila adolescenti tra i 15 e i 16 anni per concludere lo studio e dargli contorni più definiti. I risultati di questa indagine? I ragazzi con genitori troppo incollati allo smartphone si sono sentiti più di una volta esclusi, ignorati, messi in secondo piano nel quadro familiare. In più i dati hanno anche evidenziato che una mamma o un papà troppo dediti al phubbing stimolano nei loro figli un sentimento di disconnessione: più sentono che i genitori li ignorano a favore del telefono, meno si sentono coinvolti dalla vita familiare. E più difficile sarà trovare il modo perrafforzare il rapporto padre-figlio, ad esempio, o creare una sintonia con la figura materna.

Sul lungo termine, i ricercatori hanno individuato un accenno precoce di patologie come la depressione o l’ansia in quei ragazzi che hanno subito in modo più massiccio il phubbing in età scolare. E quindi, anche se ci siamo chiesti spesso come fare quando il bambino vuole essere sempre al centro dell’attenzione, in realtà questa ricerca tutta italiana apre nuovi scenari di indagine sul rapporto genitori-figli. Per una volta sono proprio i primi a essere messi alla berlina rispetto a un comportamento anti-sociale e deleterio per il benessere psicologico di bambini e ragazzi.