E’ importante che i nostri figli, sin da piccoli, imparino a stare con i coetanei e, pur tra i nostri mille impegni, noi genitori dobbiamo far di tutto per favorire gli incontri con gli altri bambini.

 

E’ vero che in passato si trascorreva molto più tempo per strada, dove si avevano più occasioni di incontrare gli amici, mentre adesso grandi e piccoli sono sempre più impegnati e, quando finalmente si ritorna a casa, non si ha alcuna voglia di andare al parco o vedere altra gente, soprattutto se tra le mura domestiche ci sono tanti bei giochini tecnologici che permettono di trascorrere (e farci trascorrere!) tanto tempo in santa pace. E magari anche di entrare in contatto virtuale con gli altri.
Ma non è la stessa cosa.

 

Non è chattando con gli amici che si fa vita sociale.

In una chat posso mandarti una faccina sorridente quando invece sto piangendo, perché c’è lo schermo che fa da copertura. E invece bisogna stare l’uno di fronte all’altro per guardarsi negli occhi, capire il linguaggio verbale e non verbale ma soprattutto rispecchiarsi negli stati d’animo dell’altro. Stando insieme ad un amico il bambino può scoprire che non è l’unico a provare certe emozioni, che anche l’altro ha paure, vergogne, speranze, gioie simili alle sue.

Proprio in un’età, come quella della crescita, in cui capita facilmente di sentirsi diversi, incerti e soli con il proprio mondo interiore. Condividere un’emozione o un problema vuol dire avere l’opportunità di trovare insieme una soluzione. O, semplicemente, ridimensionarlo e non averne più paura.

E non è con un videogioco che si impara il rispetto delle regole

In un videogioco chi ha il telecomando dirige il gioco e, se non gli piacciono le regole, cambia o spegne. Quando si è con amici veri, bisogna imparare a condividere le regole e rispettare il confine dell’altro. In una chat o in un social network, quando un amico non piace più, lo si rimuove dal gruppo, gli si toglie l’amicizia o gli si manda l’emoticon arrabbiata. Quando ci si trova in un gruppo reale, invece, per continuare a giocare bisogna uscire dal proprio egocentrismo e relazionarsi con gli altri, gestire i conflitti, negoziare. Si può dire che le attività di socializzazione fatte da bambini sono un po’ prove tecniche di cooperazione, condivisione, frustrazione, competizione sana, alternanza di ruoli, che servono adesso e serviranno per la vita futura da adulti. Un’occasione da non perdere.

 

Costruiamo la vita sociale dei nostri figli

Cerchiamo quindi tutte le occasioni per far fare al bambino i compiti insieme ad un amichetto, invitiamo ogni tanto qualche compagno a casa, portiamo nostro figlio tutte le volte che possiamo al parco giochi o in altri luoghi dove possa incontrare altri bambini, organizziamo piccole gite con tanto di picnic. L’importante è incoraggiarlo, non cedere alla sua – presunta – pigrizia, perché più che di pigrizia magari si tratta di un atteggiamento di difesa e di timore di affrontare il confronto con gli altri.

La socializzazione è un processo che si costruisce, ma serve l’aiuto di noi grandi.