Stimola lo sviluppo psico-motorio, migliora l’autostima e rende consapevoli delle proprie capacità, e non da ultimo, favorisce l’adattabilità e la capacità di socializzazione all’interno di un gruppo. Quando lo sport è una componente fondamentale per la crescita del bambino.

L’educazione di un bambino si costruisce in vari ambiti: in famiglia, a scuola, in oratorio, attraverso i rapporti di amicizia e nello sport. La domanda che si può porre un genitore al momento di scegliere una disciplina sportiva è: “Quale sport posso far fare a mio figlio?” e la risposta più corretta è: “Quello che lo diverte di più”. Ma se nella scelta finale si soddisfa anche l’intenzione di trovare uno sport con una valenza educativa, sono tutti più contenti.

Lo sport è indubbiamente uno strumento di crescita perché favorisce l’autostima del bambino e la consapevolezza di quelle che sono le sue capacità. Sviluppa l’adattabilità e la capacità di socializzazione all’interno di un gruppo, oltre a favorire il controllo delle emozioni, come la rabbia e la frustrazione, e del comportamento. Lo sport stimola il bambino a voler raggiungere determinati obiettivi, a superare i propri limiti, senza dimenticarsi mai un aspetto fondamentale: il rispetto delle regole.

Ma prima di addentrarmi in quelli che possono essere gli sport più educativi per un bambino (ammesso che non ce ne siano), vale la pena ricordare che, anche in ambito sportivo, siamo noi adulti a dover dare il miglior esempio di educazione: rispettando la volontà di un bambino che può volere o non volere fare un determinato sport, perché è inutile e controproducente forzarlo a correre dietro una palla da calcio se preferisce prendere lezioni di hip hop; non cedendo a imbarazzanti atteggiamenti competitivi (e maleducati) quando in campo giocano bambini che ancora frequentano le scuole elementari; insegnando loro che in una squadra o in un corso sportivo si è tutti uguali, anche se c’è chi è più o meno bravo.

Detto ciò, quando si pensa a uno sport educativo, il primo in lista è il rugby, merito di quel ormai famoso terzo tempo che di noma si svolge dopo la partita e riunisce tutti i giocatori delle due squadre davanti a qualcosa da bere e mangiare. Il rugby è uno sport che dà grande valore al gioco di squadra e che permette di sviluppare nei bambini la consapevolezza di quanto sia importante la cooperazione tra i compagni, perché solo così si arriva a fare meta.

L’importanza del gioco di squadra è il caposaldo di tanti sport: dalla pallavoloal basket, dal calcio alla pallanuoto. Appassionarsi a uno sport di squadra ha molti vantaggi. Non solo si apprendono le regole e si sviluppano le capacità motorie per giocare, ma si impara a vivere in un gruppo, ad andare d’accordo anche con chi non è così simpatico, a non prendere in giro chi è meno bravo e ad esortare il più timido del gruppo.

Lo sport di squadra fa sì che il bambino impari a rispettare gli impegni, dall’allenamento durante la settimana alla partita della domenica, dove la sua presenza, come quella degli altri, diventa fondamentale. E se capita di rimanere in panchina, si impara che non è un’ingiustizia o una tragedia, perché se si vince, si vince tutti, idem se si perde.

Per sviluppare la capacità di concentrazione e di autocontrollo di un bambino, le arti marziali sono le più consigliate. Nel karate, nel judo, nel taekwondo e in tutte le altre discipline di questo tipo al bambino viene insegnato a prendere decisioni velocemente (per esempio nel parare i colpi), sempre nel massimo rispetto dell’avversario, a cui non si vuole far male.  Con l’autocontrollo dei colpi quindi si insegna la precisione, la concentrazione e lo sviluppo delle abilità di attacco e di difesa. Il lavoro richiesto prevede un coinvolgimento continuo di mente e corpo e, per quanto possa sembrare uno sport individuale con obiettivi personali da raggiungere, è una disciplina che contempla sempre il lavoro di gruppo.

 
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